La prima reazione è stata di rabbia: intendo per il piano Juncker, cioè quell’insieme di investimenti da 300 miliardi di euro che dovrebbero ridare lavoro agli europei (la firma è della Commissione). Peccato che, a conti fatti, i miliardi erano solo 21. I quali in tre anni dovrebbero spingere privati e pubblici dell’Unione Europea… a produrre i famosi 300. Eh no. Chi conosce il problema della precarietà non dovrebbe sentirsi ingannato?
E francamente, è a questo punto indubbio che sia meglio la proposta di New Deal europeo pensato dai federalisti e supportato da numerose associazioni: da Libera alle Acli, dall’Arci ai sindacati generali.
Puoi firmare anche tu il piano alternativo di sviluppo sostenibile a questo indirizzo: un piano da 400 miliardi veri finanziati con risorse nuove, non riciclate da uno scarno bilancio comunitario.
Cosa che succede invece col piano Juncker. Guarda da dove sono presi i 21 miliardi:
- 8 miliardi erano già stanziati dall’UE,
- 8 sono quelli che l’UE si impegna a stanziare (in che modo, non si sa ancora),
- 5 soli messi a disposizione dalla BEI (“Banca Europea degli Investimenti).
Pochi soldi freschi quindi, per lo più rubati ad altri programmi sociali dell’Unione. Il tutto, sperando in un effetto moltiplicatore di 1 a 15 (io do 1 ad aziende e strutture pubbliche, loro renderanno 14). La chiamano ingegneria finanziaria. Lo chiamo ottimismo ingenuo.
E ora, più in dettaglio, la proposta dei federalisti europei per reperire le risorse per il lavoro:
E questo new deal sì che ha risorse nuove… 400 miliardi in tre anni (circa 130 l’anno), ma finanziati con due nuove tasse europee: Tobin Tax (sulle transazioni finanziarie) e Carbon Tax (contro le emissioni di CO2). Come strumento principale, emissioni di titoli di debito europei (garantiti proprio dai proventi della Carbon Tax).
Certo, per la Commissione sarebbe stato impegnativo chiedere agli Stati di concedere due tasse simili a livello comunitario: non è nell’interesse dei governi demandare competenze all’Unione, per dare risposte collettive.
Ma è proprio questo il guaio del piano Juncker: non chiede altre risorse, non chiede la modifica dei trattati, non chiede più libertà di movimento per un’azione più unitaria. In breve: non scontenta nessuno. E scontenta tutti.
Ancora troppo beneducato, quindi, questo piano della Commissione. Certo, o prima o dopo la risposta dovrà essere la Federazione Europea: allora sì che potremo finalmente governare i processi globali (primo fra tutti, il problema del lavoro). Fino a qual momento, una firma al nostro New Deal europeo non può nuocere!
Immagine in evidenza: Loro il lavoro ce l'hanno (magari grazie al New Deal 4 Europe) - Fonte JD Hancock